Descrizione
Segnata da una forte autoreferenzialità sempre al limite dell’autocompiacimento, quella di Gesualdo Bufalino è una scrittura che si guarda idealmente allo specchio, dando con ciò forma alla costante tensione autoriale verso un protettivo rintanamento dentro i confini di una dimensione tutta letteraria. La stanza degli specchi in cui la sua narrativa si rinchiude è tuttavia destinata a mostrare puntualmente i propri limiti, soprattutto nelle complesse architetture romanzesche da lui messe in piedi nella sua breve e tardiva parabola di scrittore ‘pubblico’. La tematizzazione di questa istanza fondante del mondo bufaliniano viene qui posta in luce attraverso letture mirate dei sette romanzi dati alle stampe dall’autore, in un riattraversamento dei testi che conferma la profonda unitarietà di un immaginario letterario volutamente e ostentatamente falsificato da doppi e proiezioni, intimamente coerente con se stesso da Diceria dell’untore fino a Tommaso e il fotografo cieco.