Descrizione
SincretiKa è il risultato di una ricerca empirica più che decennale tra Italia, Brasile e “resto-del-mondo” basata su una idea chiara: i processi globali e locali (glocal) di mutamento culturale stanno affermando il rapporto tra culture e soggetti diversi come una ricchezza potenziale del presente-futuro. Anziché chiusure nei rispettivi recinti identitari, oscillanti tra razzismo esplicito ed etnocentrismo praticato, il testo afferma prospettive in cui le differenze culturali si incrociano, mescolano, scambiano, confliggono fino a produrre nuove visioni teoriche e pratiche nel campo delle arti, intese in senso esteso.
SincretiKa è antropofagica: l’antropofagia non è un mangiare il corpo nemico, bensì un selezionare con attenzione e sagacia alcune parti “saporite†(concetti, immagini, canti, racconti ecc.) che arrivano da fuori per masticarle con gusto, inghiottirle e rielaborarle con sensibilità decentrate.
Attraverso narrazioni etnografiche basate su una metodologia vagante, SincretiKa va oltre le tradizionali (eurocentriche) teorie basate sulla dialettica. Presenta una costellazione di concetti che ruotano intorno a ubiquità, stupore, vago, polifonia, dialogica, eteronomia, dislocare, marronizzare, traslocare. Svolge una critica radicale ai Mille Piani e al nomadismo di Deleuze e Guattari. Afferma il soggetto diasporico è multividuo – in quanto portatore di visioni e valori sincretici. Sperimenta l’immaginazione esatta oltre il dualismo.
La parte centrale è un vagare su frammenti di film, musiche, pubblicità, stili, mode, graffiti, designer, artisti, critici, romanzieri. La selezione focalizza sincretismi culturali nei più diversi contesti e generi.
In conclusione, sincretiKa afferma lo stupore dell’etnografia in quanto metodo che apre le identità corporali del soggetto all’incontro con l’altro: incontro che si desidera proprio in quanto non si conosce.
SincretiKa con il suo “Ka” luminoso esprime il vagare dell’etnografo e il vago dell’arte.