Descrizione
A causa della sua importante posizione geografica, l’Italia rappresenta uno tra i confini più facilmente attraversabili per i flussi di immigrati clandestini e trafficati. L’antropologa Desirée Pangerc decide nel 2005 di ripercorrere all’incontrario una delle rotte principali di questo mercato illegale, quella che passa attraverso il cuore dei Balcani e approda in Italia tramite la porta verso Oriente, il Friuli Venezia Giulia. Il viaggio la condurrà attraverso Slovenia, Croazia fino a portarla in Bosnia Erzegovina. Qui la ricercatrice si fermerà due anni sia per condurre il proprio fieldwork che per prestare servizio presso l’Ambasciata Italiana di Sarajevo in qualità di Programme Officer. La Bosnia Erzegovina viene difatti scelta perché si configura come caso-studio estremamente complesso, con fattispecie criminali davvero singolari. I fenomeni del traffico di esseri umani e di contrabbando di clandestini vengono affrontati all’interno del testo tramite un approccio multidisciplinare che spazia dall’antropologia all’epistemologia della complessità, passando per le teorie sociologiche, psicologiche e giuridiche connesse alla tematica affrontata.