Descrizione
Il testo qui presentato propone un’analisi teorica, metodologica e tecnica del concetto di distanza sociale. Vengono esaminate le posizioni di autori, quali Simmel, Sombart, Michels e Park, che per primi lo hanno formulato e utilizzato speculativamente, per poi giungere alla sua operativizzazione da parte di Bogardus. Il taglio specifico dato all’analisi del concetto e della sua utilizzazione teorica ed empirica fa riferimento esclusivamente alla distanza sociale esterna, tra l’insieme del gruppo e altri gruppi; in particolare, ad un tipo specifico di distanza sociale esterna, connessa alla forma sociale dello straniero e all’interazione tra esso e la comunità ospitante.
Vengono affrontati i problemi di rilevazione e misurazione della distanza sociale inter-etnica, analizzando le prime applicazioni della scala di distanza sociale di Bogardus. Il suo sviluppo metodologico successivo viene percorso seguendo due strade diverse, la prima è quella dei ricercatori che hanno utilizzato la scala di Bogardus per intraprendere studi sulle relazioni razziali, studi comparativi e sulla stratificazione sociale. La seconda è quella delle due indagini realizzate presso il Dipartimento di Ricerca sociale e Metodologia sociologica “G. Statera”, che hanno fatto uso di tale scala per studiare la rappresentazione degli immigrati e il pregiudizio etnico tra gli studenti del Lazio e la convivenza interculturale negli Studentati della Sapienza. Questa seconda strada, in particolare, ha permesso di avanzare una proposta metodologica per contrastare le pretese eccessivamente deterministiche della scala di distanza sociale di Bogardus e per renderla più consona ad una società, come quella attuale, fortemente differenziata e multiculturale, ove il contatto con l’Altro è continuo.