Descrizione
Senza la Sicilia l’Italia non è Nazione. Così disse Agostino Depretis, nel giugno 1876, per sottolineare l’urgenza di dare compimento a un processo unitario ancora incompiuto per la mancata integrazione del Mezzogiorno, e in particolare della Sicilia, nel neonato Stato italiano. La Sicilia era quella regione in cui la Destra storica aveva dovuto affrontare nei 15 anni precedenti problemi enormi di governo in condizioni difficilissime di ordine pubblico, una situazione socio-economico precaria, una pubblica sicurezza inesistente, renitenza alla leva diffusa, ripetuti tentativi insurrezionali rivoluzionari e reazionari.
Eppure i governi della Destra storica si erano sforzati di governare l’isola non ricorrendo soltanto alla repressione, alle misure eccezionali, alla militarizzazione dell’ordine pubblico ma cercando anche di risolvere quei problemi di arretratezza economica, sociale, infrastrutturale che il regime borbonico aveva lasciato in eredità alle nuove classi dirigenti.
In questi 15 anni si pongono le basi di quel processo di State building che rappresenta una cesura importantissima nella storia dell’isola e della nazione tutta.
Quali furono gli esiti del tentativo di avviare in Sicilia tale processo’ Si scopriranno tentativi di modernizzazione e di costruzione di un apparato viario e infrastrutturale spesso ostacolati dalle élites locali, condizioni dell’ordine e della pubblica sicurezza rese precarie dalla collusione dei notabili locali con esponenti filoborbonici, separatisti, mafiosi e delinquenti comuni, continue lamentele dei poteri locali nei confronti del governo per le cose non fatte e altrettante doglianze per gli atti amministrativi portati avanti con forza ed energia dal centro. Ma si metteranno nel giusto risalto anche le tante opere pubbliche realizzate in soli quindici anni di governo, spesso grazie all’aiuto e al contributo della periferia, la costruzione degli apparati statuali, il mantenimento della pubblica sicurezza: le basi, insomma, del processo di State building.