Descrizione
Lo studio evince – dalla complessiva vicenda storica di Pirro, re dell’Epiro – la costruzione di uno Stato che comprendesse oltre al territorio balcanico, la Magna Grecia, la Sicilia e l’Africa cartaginese. Il modello riporta a quello postalessandrino contemporaneo alle lotte tra gli Epigoni per l’acquisizione di potentati che saranno – nel rovesciamento di ogni equilibrio rilevato da Toynbee – le prede di Roma. Nel disegno intende avanzare in Sicilia il baricentro, avvalersi della tecnica militare macedone, nonché della capacità di condottiero: Pirro, come afferma Lèveque, vuole essere l’Alessandro Magno dell’Occidente ed il giudizio sulla sua figura oscillerà tra quello di un conquistatore o di un “War-Lord”. La concezione di una “basileia” autocratica non riesce a conservargli il consenso nell’isola altalenante tra “democrazia” e “tirannia”, ed egli sarà costretto alla desistenza. L’impresa viene letta come “un’occasione mancata” per l’affermazione siciliana nel bacino occidentale del Mediterraneo. L’indagine – articolata su puntuali riferimenti storici sia classici che recenti – procede, con le cadenze di un’azione drammatica, dalla introduzione geo-storica sulla colonizzazione greca e le condizioni socio-economiche, attraversando le principali figure politiche che ne formano le premesse sino alla ricomposizione della “Quellenkritik”.
Un vibrante affresco che mantiene l’attenzione e residua ogni riflessione storica avanzata da Braudel sul grande “dramma del Mediterraneo”.