Descrizione
Apparentemente per uno strano paradosso se da un lato la conoscenza antropologica è una palestra del pensiero libero, solo in rari casi gli antropologi si sono interessati esplicitamente al tema della libertà. Fra questi il nome più citato è quello di Bronislav Malinowski, che dedicò il suo ultimo lavoro ad una riflessione sul rapporto fra cultura e libertà, ricercando proprio nell’antropologia un possibile antidoto “culturale” ai totalitarismi impostisi nell’Europa del XX secolo e che avevano scatenato un conflitto mondiale il cui esito avrebbe potuto precipitare l’umanità in una condizione di assoluta in-umanità. Proprio per questo egli rimproverava agli antropologi una certa ignavia intellettuale, ribadendo il ruolo essenzialmente civilizzatore della Cultura.
Il suo richiamo ad un impegno politico dell’antropologia appare oggi più che mai appropriato. Bisogna tuttavia prima chiedersi se sia legittimo affermare la universalità di valori che sono comunque il prodotto di una particolare storia culturale – a cominciare proprio dalle nozioni di libertà, persona, diritti umani.
L’attuale critica al relativismo culturale si pone prepotentemente al centro del dibattito contemporaneo, dato che proprio da una sua corretta interpretazione dipende la stessa possibilità di formulare dei valori universali. Ed essendo il relativismo culturale creatura dell’antropologia culturale (e di quella statunitense in particolare – sarà solo una coincidenza) questa ha il diritto/dovere di dire la sua.