Descrizione
L’utilizzo delle parole spesso vincola e limita l’informazione comunicata rendendola parziale. Il disegno in quanto modalità di comunicazione analogica e visuale, può arricchire questa parzialità, ma non il disegno in sé come insieme di tratti colorati (altrimenti si rischierebbe di considerarlo unicamente una tecnica o un compito) ma come mezzo attraverso il quale i soggetti organizzano, strutturano e interpretano se stessi e il proprio mondo sociale e culturale, rivelando al tempo stesso le loro idee, i loro sentimenti e le loro conoscenze. Le immagini, quindi – come d’altronde le foto, i video, il mito (e i miti familiari), i riti sociali – sono fatti di cultura o fatti sociali totali che riflettono il sistema di valori, i codici interpretativi ed i processi cognitivi del loro autore e mettono in scena la realtà sociale e culturale nella sua globalità, permettendo a singoli o gruppi di confrontarsi con molteplici versioni del mondo oltre quella accettata e dominante della propria cultura.
In quest’ottica, nel concepire la mente come un fenomeno contestualizzato, incorporato in una realtà condivisa, diventa importante dar vita ad una sinergica collaborazione tra l’antropologia (visuale), in quanto modalità di conoscenza circolare e riflessiva che permette di conoscere attraverso l’altro, e la psicologia, intesa in un’ottica sistemico-relazionale che accoglie la complementarietà dei punti di vista, la complessità contestuale e la costruisce, così da considerare l’altrove (nostro e altrui) come luogo di incontro, di possibili storie, di immagini e linguaggi diversi da decodificare e con i quali interagire.