Descrizione
Che la Spagna non sia più riducibile alla romantic land di byroniana memoria, e che, soprattutto, la sua letteratura si sia riscattata dallo stigma oscurantista col quale l’intellighentia europea sette-ottocentesca l’aveva segnata e liquidata, è cosa che non può sfuggire a chi guardi ad essa con occhi imparziali. Solo uno sguardo imparziale, infatti, potrà cogliere nella letteratura prodotta all’interno dei confini nazionali spagnoli quella altrimenti insospettata originalità che, se da una parte, ne costituisce la reale cifra, dall’altra ne spiega la capacità di contagio. Di questo si è ragionato nel corso del secondo Convegno Interdisciplinare di Espana al revés; in particolare, come anticipa il sottotitolo Testi in viaggio. Traduzione, editoria e politiche culturali, si è ragionato sul movimento migratorio compiuto da opere ispaniche non solo canoniche, nè solo a firma di uomini, nè infine, solo castigliane verso altre realtà, tanto europee, quanto orientali (paesi arabi e Giappone). L’analisi delle politiche culturali ed editoriali messe in atto dai diversi Paesi ha permesso di registrare è il dato, pur parziale, è rilevante, un’apprezzabile presenza di testi ispanici nei vari mercati editoriali sui quali si è concentrata l’indagine; ad assicurare, talvolta incrementandola, tale presenza ha contribuito, non di rado, l’attività traduttoria svolta in ambito accademico, senza la quale opere di grande valore letterario sarebbero state sacrificate alla stringente logica del fatturato editoriale.