Descrizione
Un lavoro su Gaetano Salvemini che fa i conti, oltre che con la statura del personaggio e la vastità dell’opera, anche con la rilevante letteratura che la sua figura ha saputo stimolare, ma soprattutto con la galassia di documenti d’archivio, primi per importanza quelli provenienti dagli Archivi fascisti, conservati presso l’Archivio Centrale dello Stato, e quelli – soprattutto carteggi inediti – dell’Archivio dell’Istituto Storico della Resistenza in Toscana.
Al momento della loro pubblicazione i testi di Salvemini hanno sempre sollevato intensi dibattiti, indicando uno stile di pensiero, un metodo, e creando soprattutto un seguito e un’influenza ancora oggi non sufficientemente riconosciuta in tutta la sua portata. La partecipazione attiva di Salvemini alle turbolente vicende dell’agone politico italiano della prima metà del Novecento, come pubblicista e come deputato, fu sempre contrassegnata da una personale indipendenza che connotò anche la sua vita intellettuale e accademica.
Il saggio restituisce inoltre la figura di Salvemini al panorama filosofico italiano: una restituzione che si nutre idee e riflessioni che dall’opera sorgono e all’opera ritornano in forma sia di scelte metodologiche che di selettività tematica, definendo il profilo di un positivista epistemologicamente aggiornato. Assecondando un ordine cronologico di esposizione viene inoltre proposta un’analisi delle idee salveminiane sul metodo storico e il loro confronto con quelle dell’autorevolissimo amico, poi sempre più distante per ragioni ideologiche e impostazioni scientifiche, Benedetto Croce: due visioni del sapere storico che avrebbero informato l’attività di ricerca di molti delle migliori menti del firmamento intellettuale italiano nei decenni successivi.