Descrizione
La vicenda del cosiddetto “mostro” di Foligno che all’epoca dei fatti è stato considerato semplicemente come uno dei tanti crimini efferati, disponibili all’attenzione mediatica, da servire in pasto all’opinione pubblica come uno dei tanti eventi di cronaca nera che affollano la quotidianità, è stato riletto alla luce delle dinamiche profonde intercorse fra criminale e vittima, mettendo in risalto come, partendo dal profilo dell’autore di reato, in questo caso particolare quello di L. Chiatti, ricostruito a partire dalla biografia del soggetto e dalla storia di vita in cui si è sviluppata la sua personalità, sia possibile giungere alle motivazioni inconsce che hanno spinto una vittima, divenuta in quanto tale criminale, a riprodurre attraverso il crimine l’esorcizzazione della sofferenza repressa fin dal momento della nascita. Uccidere alter senza un motivo razionale è in questa rappresentazione dei fatti il tentativo di eliminare, attraverso la proiezione del sé, la radice di un dolore inestinguibile e insopportabile, proprio in quanto non soggettivamente razionalizzabile