Descrizione
Scrivere su Papini non è comunque un’impresa facile: qualcuno direbbe che è un’impresa disperata. Si ha l’impressione di trascurare e lasciar fuori le cose che contano di più, di tenere in considerazione pagine remote e dimenticare quelle che meglio riassumono le sue intenzioni. L’ultima pagina appare sempre la più vera e la più bella e forse perché in tutte alita quel lessico poetico in grado di meravigliare e catturare il lettore, di avvolgerlo in un climax, lasciandolo senza fiato. Carlo Bo invitava a spostare l’attenzione sull’uomo, sull’immagine di grande protagonista a cui il Papini sacrificò tutto il suo lavoro: voleva essere protagonista, agognava sempre ad un ulteriore sviluppo, dedicò la sua intera esistenza alla realizzazione di un’opera perfetta, fu costantemente dilaniato fra la coscienza della situazione reale e l’illusione di potersi nuovamente reinserire nel gioco, a tratti parlò perfino come un messia che auspicava di educare le nuove generazioni… probabilmente, per una serie di errori e scelte nefaste, in ciò fallì. Né profeta, né l’autore dello scritto perfetto, ma protagonista senz’altro, e protagonista meritevole di essere restituito al contesto storico-culturale che non lo vide spettatore passivo, ma “coscienza critica” dei fermenti, delle mode, delle tendenze e delle varie istanze da cui lo stesso contesto trae la sua fisionomia.