Descrizione
Che cosa vuol dire che il linguaggio è un oggetto stratificato? E cosa si intende con l’espressione le lingue sono sistemi stratificati? Louis Hjelmslev è stato uno dei linguisti e semiologi del Novecento che ha, più di altri, preso sul serio queste domande, affrontandole in un percorso originale.
Rileggendo l’itinerario teorico del linguista danese, l’autore ne rintraccia un filo rosso nella teoria della stratificazione, da intendere come il costante farsi storia del linguaggio attraverso le pratiche semiotiche, pronte sin dall’inizio a diventare lingue storico-naturali. Si tratta di un lavoro del linguaggio su se stesso attraverso l’esperienza delle lingue e delle pratiche enunciative, che spinge la linguistica a interrogarsi sulle relazioni fra le proprie rappresentazioni del linguaggio e l’attività simbolica dei parlanti.
La teoria della stratificazione di Hjelmslev consente di mettere a fuoco il nesso fra la dimensione autopoietica o autorganizzativa del linguaggio e quella etero-referenziale o cognitiva che lo alimenta.
In questa ricostruzione, viene fuori un dispositivo che vede Hjelmslev in dialogo con la filosofia e la semiotica contemporanee su temi che animano l’odierno dibattito: l’uso; il rapporto mondo-corpo-linguaggio; la relazione fra unicità del linguaggio e diversità delle lingue. Viene rivista, così, l’immagine di uno Hjelmslev strutturalista formalista e astratto, maggioritaria nella storiografia linguistica del Novecento, per consegnarci quella di un linguista attento agli aspetti dinamici delle lingue, del linguaggio e della mente semiotica.