Descrizione
Un laboratorio realizzato dal fotografo Stefano Morelli con nove minori albanesi non accompagnati ospiti della Comunità Carlo del Prete di Lucca.
Il progetto prevedeva una prima serie di scatti volti a ritrarre gli adolescenti impegnati durante la loro quotidianità italiana e, una seconda, ai familiari rimasti in Albania. La fotografia è divenuta un mezzo di comunicazione visuale nella terza fase, quando le immagini degli uni sono state consegnate agli altri. Proprio quest’ultimo aspetto si è rivelato essere quello cruciale. I ragazzi, partecipando attivamente alla realizzazione e alla scelta delle immagini, hanno compiuto, più o meno consapevolmente, un profondo studio di sé. Con la possibilità di scegliere il modo in cui apparire, una specie di antropologica auto messa in scena della propria realtà , si sono molto preoccupati di quello che avrebbe potuto essere il giudizio dei propri genitori. Quel generazionale incontro-scontro di tradizione e modernità, li ha messi davanti ad uno specchio: «Chi sono io?».
Questo lavoro è un tentativo, sicuramente parziale e in «continuo divenire», di rispondersi.
L’ultima parte racconta i «percorsi di ritorno», verso il proprio Paese, di una parte di questi ragazzi. Dietro le motivazioni più disparate di questa scelta/non scelta rimane la fotografia. L’istantanea, congelando momenti di vita trascorsa, ha saputo rivelare quello che da lì a breve sarebbe accaduto. Chiudendo, in un modo o nell’altro, la circolarità del loro percorso.