Descrizione
La visone del mondo della psicologia analitica junghiana, ha profonde connessioni con la dimensione filosofica, intesa questa ultima nella sua accezione più ampia di teoresi e prassi. L’amore, l’interesse, la conoscenza di Jung per la filosofia hanno gettato le premesse affinchè la psicologia analitica diventasse, con la sua mole di scritti, un grande vaso alchemico da contenere la complessità della Psiche individuale e collettiva, inebriando di linfa vitale la tensione dialettica, mai compiuta, verso la totalità, ovvero l’imago Dei.
Ricercare gli stili del fare junghiano significa in tale volume restituire al pensare filosofico una sua pregnanza, svincolando la filosofia da una visione troppo ristretta, bagnandola con la funzione del sentire emozionale nell’incontro relazionale dell’Io col Tu e rintracciare alcune delle metafore di base della visione junghiana.
In tale contesto, allora le idee lungo una visione circolare affondano le radici nello humus del sentire, delle emozioni come prima materia alchemica da cui partire per poi elaborare una nuova e diversa visione del pensare. Riflettendo sui diversi volti degli scritti junghiani, possiamo pertanto affermare che la costruzione del pensare deriva sempre da una dimensione creativa/distruttiva dell’esperienza, ovvero dall’esperire i tormenti, i dubbi, le incertezze e le ambivalenze dell’Anima, intesa anche come base da cui emerge la coscienza.