Descrizione
‹‹Questa corrispondenza, è reale o è una finzione?›› si chiedeva Rousseau nella seconda prefazione alla Nuova Eloisa e, a ben vedere, la domanda si rivela pertinente anche nel caso in cui ad essere interrogato sia un epistolografo reale, piuttosto che un personaggio di fantasia. Questo libro investiga il magmatico intreccio di verità e finzione, di autobiografia e invenzione letteraria che pervade le lettere di Carlo Emilio Gadda, esaminando il rapporto di contiguità e di reciproco interscambio sussistente tra la prosa epistolare e l’opera creativa, nella convinzione che le missive possano costituire una privilegiata chiave d’accesso per penetrare nell’officina inventiva del narratore lombardo. L’analisi di Claudia Carmina segnala gli snodi cruciali e le successive trasformazioni cui, passo passo, è sottoposta l’identità travestita dell’epistolografo: dalle lettere dell’infanzia e dell’adolescenza alle epistole dal fronte, dal carteggio con Tecchi e con Betti al maturare della vocazione alla scrittura romanzesca, dalla corrispondenza con critici ed editori al raggiungimento tardivo del successo, fino alla scelta irrevocabile dell’agrafia e del silenzio. Dall’ottica risentita e dolente dell’autore milanese, viene così perlustrato l’orizzonte intellettuale e la temperie letteraria di un lungo tratto del Novecento. Attraverso il continuo raffronto dei riscontri testuali, di volta in volta prelevati dalle lettere, dai diari, dalle prose narrative e dalle prove saggistiche, la ricognizione indaga trasversalmente le trame problematiche di una produzione complessa, perturbante e sfaccettata, qual è quella dell’‹‹ingegner fantasia››. Non mancano l’esame dei suoi più significativi referenti, dagli scrittori del Cinquecento italiano a Proust, e l’indicazione dalle sue predilezioni fra gli autori moderni e contemporanei.