Descrizione
Il saggio si propone di fornire la collocazione della Magistratura nel suo percorso evolutivo dal pensiero illuministico sino alle costruzioni liberali europee. Dalla dottrina della “divisione dei poterti”, l’indagine perviene all’attualità costituzionale italiana, ma non mancano, attraverso un’esposizione agile ma non priva di spunti riflessivi, le analisi sulla funzione “politica” della magistratura, né delle sue correlazioni con l’opinione pubblica e il sistema massmediale.
Appuntandone gli aspetti istituzionali sia nella “imparzialità” giudiziaria, sia nei “contrappesi” su quanto viene ad essere individuato come un “potere-ordine”, si insiste – e, anzi, ne costituisce il “leit motiv” – sulla sua “indipendenza”, quale fondante valore della dignità dei singoli e della libertà collettiva, l’argine che la preserva dalla potenziale invadenza dell’esecutivo.
Sono segnali, in tal senso, gli ambiti di controllo da parte della Corte costituzionale, nonché del ministro della Giustizia, si delinea il ruolo del Capo dello Stato e si indica nel Consiglio superiore l’organismo di “autotutela” della stessa essenza autonomista della funzione giudiziaria, catalogandone – con specifici approfondimenti – la sua sfera d’intervento complessivo sullo “status” dei giudici.