Descrizione
Sembra che l’Occidente si sia stancato di se stesso, di pensarsi come il luogo privilegiato in cui, nel modo migliore, si era realizzata l’avventura della razionalità. Dopo Popper, la riflessione sulla scienza sembra essere entrata in una crisi irreversibile, dando luogo ad una disseminazione di pratiche cognitive che hanno smarrito ogni trama unitaria. Con la svolta di Kuhn e l’opera dissacrante di Feyerabend, le diverse prospettive degli ultimi decenni – epistemologia naturalizzata ed evoluzionistica, programma forte di sociologia della scienza, Actor-Network Theory, Science and Technological Studies, epistemologia femminista, costruttivismo radicale ed infine la riflessione di Richard Rorty – paiono convergere verso una complessiva contestazione del logos occidentale, reinnestato dalla filosofia greca in quella “tradizione ricevuta” sulla razionalità ripresa da Galilei e quindi dall’Illuminismo, della quale l’epistemologia e la filosofia della scienza del ’900 avevano voluto essere gli eredi e i massimi interpreti. Che sia allora nel giusto Heidegger, nel sostenere che solo un Dio ci può salvare’ E che gli appelli per una ragione più “ampia” e aperta alla religione e alla fede non siano che i prodromi di un nuovo medioevo, in cui l’umanità occidentale – disillusa, stanca, incapace di credere ancora agli ideali cognitivi ricevuti in eredità – si riconsegna ad un sapere indiscusso e indiscutibile perché non più frutto della ragione e della discussione critica’ Allora la verità, dispersa nei meandri e nelle infinite sottigliezze dell’epistemologia e della filosofia della scienza contemporanea, non sarà più accessibile all’umana ragione, ma solo allo sguardo di chi sarà legittimato a sollevare il burqa che ne copre il volto.