Descrizione
Il volume presenta i risultati di uno studio sugli effetti di applicazione dell’istituto dell’affidamento in prova, quale misura alternativa alla detenzione, prevista dalla legge 354 del 1975.
La ricerca nasce da un rapporto di collaborazione tra l’Ufficio dell’Esecuzione penale esterna del Provveditorato Regionale dell’Amministrazione penitenziaria, con sede in Roma e il Dipartimento di Ricerca sociale e Metodologia sociologica Gianni Statera, di Sapienza, Università di Roma.
L’ipotesi di lavoro adottata è che lo stato di detenzione comporti conseguenze contrastanti. Da un lato, gli effetti dissuasivi nei confronti della commissione di reati, prodotti dalla previsione di indesiderabilità della sanzione penale. Dall’altro, gli effetti perversi di rinforzo delle condizioni di reato, legati sia alla destrutturazione materiale e psicologica del carcere nei confronti dei reclusi, sia ai processi di socializzazione al crimine, che il carcere dispensa attraverso le dinamiche di interazione fra questi ultimi.
Gli esiti dell’indagine mettono in luce come l’istituto di affidamento in prova, proprio per la sua funzione alternativa alla detenzione, possa incidere su tali conseguenze contrastando la recidiva, ossia la probabilità di commettere nuovi reati e, al tempo stesso, favorendo il reinserimento sociale delle persone che hanno esaurito il loro percorso penale
Contributi di: Rita Andrenacci, Michela Boazzelli, Maurizio Bonolis, Luigia Culla, Alessandra Decataldo, Loris Di Giammaria, Gilda Losito, Pio Marconi, Marina Riga, Barbara Sonzogni, Riccardo Turrini Vita, Angelo Zaccagnino.