Descrizione
Il modo di guardare il mondo sembra segnato per Calvino da un orientamento archetipico derivato dalla prospettiva della visione della casa della sua infanzia, arroccata sulle colline liguri e protesa sul mare. Gli occhi che scrutano l’universo nelle sue pagine conservano tracce profonde di questa originaria esperienza visiva e sono rivolti secondo una direzione precisa, per cui lo spazio in ombra (l’opaco) si trova alle spalle e quello illuminato dal sole (l’aprico) di fronte. La linea che separa il regno dell’ombra da quello della luce non è però così netta e invalicabile e opaco ed aprico si confondono e capovolgono continuamente, intersecando in tal modo i confini fra io e mondo, interno ed esterno, dentro e fuori. Dall’opaco dell’io il mondo si rivela allo sguardo dello scrittore anche attraverso visioni riflesse, rappresentazioni di secondo grado derivate dalla letteratura, dalla pittura, dalla fotografia e dal cinema. I saggi raccolti in questo libro pongono tutti l’attenzione a questa tipologia della visibilità calviniana: l’immagine fantastica del mito di Orfeo, i paesaggi metafisici di De Chirico, le fotografie di un reporter dilettante, i film di Fellini si offrono come suggestive occasioni per osservare il mondo attraverso una superficie di carta, di tela o di celluloide. E non è detto che la mediazione delle arti visive attenui l’avventura dello sguardo, la fantasia di Calvino anche in questi scenari si muove agile e veloce, conservando intatta la sua capacità di creare immagini e simboli ancora fecondi e di interrogarsi sui grandi temi della letteratura e dell’esistenza.