Descrizione
Le prime grandi migrazioni intercontinentali coincidono con gli inizi della rivoluzione agricola, nella seconda metà del XVIII secolo, però il movimento non si concreta se non dopo l’indipendenza delle colonie latinoamericane. L’emigrazione quindi, anche per l’accresciuta domanda insoddisfatta di generi alimentari, divenne uno dei fattori di scambio e di riequilibrio tra l’Italia e l’America Latina che aveva ormai aperto le proprie frontiere indipendenti. In contrasto con le idee del post-modernismo su un’identità senza radici, questo studio vuole dimostrare la continua importanza dei legami con il territorio e con la gente del luogo. Nel riconoscere l’attaccamento al luogo è ugualmente importante prendere coscienza che ciascuna delle identità del visitatore, del pellegrino e dell’emigrato sono caratterizzate dal movimento. L’emigrato è spesso in viaggio, ma questo viaggiare dipende più da un senso di appartenenza al luogo che dall’assenza di un territorio. Questo migrare trasforma il luogo geografico in un luogo dell’immaginario e trasforma il paese in un centro senza centro. Il sapere geografico declinato in termini formativi deve fornire contributi di valore per rendere, come diceva Kant, gli uomini cittadini del mondo.