Descrizione
Lo straniero è colui che viene considerato diverso per la sua identità e appartenenza collettiva. È colui che non è percepito come uno dei nostri, è un altro, non necessariamente nemico. Ma non tutti gli stranieri che migrano sono immigrati. Turisti, pellegrini, diplomatici sono stranieri anche loro, ma non vengono percepiti come immigrati perché svolgono i ruoli destinati per definizione proprio agli stranieri. Immigrato, infatti, è quello straniero che per necessità, bisogno o, raramente, per scelta è diventato tale, con la speranza di libertà, di impiego, di guadagno o di conforto famigliare. Diventando immigrato, egli, di conseguenza, entra in una situazione di transizione, di passaggio, perché non esiste un ruolo d’immigrato nella struttura sociale. La sua è una condizione esistenziale la quale, per definizione, è insostenibile, ed è per questo nessuno può e, quindi, vuole rimanere immigrato per sempre. Chi rimane, primo o poi, deve porsi un dilemma: essere cittadino diventando come tutti gli altri o conservando la propria diversità culturale; ovvero scegliere la via dell’assimilazione o la via dell’integrazione, intesa come convivenza. L’attuazione della scelta talvolta si trasforma, però, in un dramma, quello della emarginazione le cui forme più visibili socialmente sono la ghettizzazione e la liminalità. Una riflessione approfondita sulla dinamica di tale processo è il tema che unisce i contributi raccolti in questo volume.
Contributi di: A. Casciaro, S. Cormaci, L. Daher, D. Damigella, G. Di Marco, S. Di Nuovo, Padre V. Di Tarpani, A. Gamuzza, S. Granata, S. Gulino, G. J. Kaczynski, A. M. Leonora, O. Licciardello, D. Melfa, M. Mineo, D. Provitina, G. Scuderi.