Descrizione
È in corso una sorta di moderno simposio: può essere utile il “parlar di musica”, rendendo “parola” ciò che si è appena liberato dalla stessa? Che legame sussiste tra i due elementi? La questione linguistica è presupposto per l’analisi del suono e delle sue combinazioni, le quali si mostrano come elementi ineludibili per l’istruzione dell’analogia tra musica e linguaggio, di cui, peraltro, il suono non è che una particolare forma di espressione e di estrinsecazione. A sentire i convenuti a questo evento simposiale (Gordon, Sloboda, Lechevalier), sembra quasi che una maggiore attenzione verso il bambino e, più in generale, verso l’ascoltatore, possa bastare a renderli in grado di diventare soggetti partecipi ed attivi di questa forma di linguaggio, demarcata entro codici e modalità talmente specifici da sembrare, talvolta, inaccessibili. Cosa rende un bambino, potenzialmente disposto ora all’ascolto dei suoni musicali ora a quello dei fonemi linguistici, un futuro ascoltatore consapevole’ Quali sono gli elementi che favoriscono la sviluppo di questa modalità di espressione’ Ecco giungere Debussy e Ravel: portano con sé le loro musiche dove è nascosto, in una qualche maniera, il segreto di una semantica musicale che rende la musica una tessitura. La trama della parola-suono si svolge, così, come in una tela su cui ogni ascoltatore ha il diritto di porre, con decisa pennellata, il contributo comunicativo senza il quale l’arte dei suoni rimarrebbe, comunque, morta o agonizzante.