Descrizione
C’è un inchiostro, quello di Domenico Tempio, che ha saputo esprimere, a cavallo tra il XVIII e il XIX secolo, i caratteri e i temi peculiari della scrittura siciliana: l’ironia e il dolore, la bellezza e il potere, l’ignoranza e la follia, il piacere e la violenza, la donna e la terra, il compromesso e il grido, la sconfitta e il riscatto, l’immobilità e il genio, la luce e il buio. Questo saggio storico-critico vuole invitare a leggere Domenico Tempio come paradigma della letteratura isolana del XIX e del XX secolo: da Verga a Pirandello, da Tomasi di Lampedusa a Fava. Lo fa ricostruendo parallelamente il momento storico, il contesto sociale, la vita e i luoghi del poeta, e mettendo la sua opera a confronto – tematico e testuale – con quella di altri autori ed intellettuali distanti nel tempo. Autori italiani e stranieri – da Dante a Sciascia, da Chaucer a Zola – il cui accostamento svela con maggiore chiarezza il valore di un Domenico Tempio troppo spesso identificato solo con la sua poesia erotica.