Descrizione
Nel XX anniversario della riapertura della Porta di Brandeburgo. In quei pressi i fantasmi del passato incrociano lo sguardo attonito di visitatori che attraversano il Checkpoint Charlie lungo il quale, nel tempo della guerra fredda, una teoria di uomini e di donne oggi ricomposti in venerando sacrario scommisero l’esistenza come in una sorta di roulette della storia – sul numero perdente della libertà. In quei giorni di vent’anni fa a Berlino, il percorso circolare della pallina lanciata dalla mano incantata d’un fortunato croupier s’è fermato invece in corrispondenza della cifra liberale. Questa narrazione attraversa il ventennio apertosi con il 1989. S’interrompe sulla soglia del 2009 perché, mentre la cronaca prosegue e i fatti si accavallano, è necessario decifrare il «già» e prefigurare il «non ancora», «storicizzare» – con i limiti, le aporie ed i rischi di tale operazione – eventi e vicende non ancora conclusi per trarne elementi idonei a favorire un attraversamento consapevole del tempo contemporaneo. L’analisi che vi si svolge è inevitabilmente condizionata dal «ri-conoscimento» del passato che ritorna e s’incunea nel presente, riproponendosi con la sua carica enigmatica oppure occultandosi come un filo d’acqua carsica oppure ancora imponendosi con la sua forza rivoluzionaria. Il punto non è quello di scrivere o riscrivere la «storia contemporanea» né insinuarsi nel dibattito semantico o meramente accademico che riguarda inter-rogativi definitori sulla storiografia della contemporaneità. Occorre, piuttosto, cercare di comprendere le trasformazioni che subiscono (e inducono) nel divenire dei processi politici i linguaggi e le parole, i fatti e le interpretazioni. Nel tentativo di «ri-conoscere» i profili del XXI secolo.