GIULIO PACUVIO
Laureato in medicina, i suoi interessi si indirizzarono presto verso il teatro. Iniziò a collaborare come critico teatrale con vari quotidiani e passò quindi alla regia, debuttando nel 1937 al Teatro delle Arti di Roma con Delirio del personaggio di Valentino Bompiani. Le sue regie furono caratterizzate da grande sobrietà, volta a valorizzare soprattutto il testo, ma anche da grande raffinatezza: si avvalse, infatti, della collaborazione di importanti scenografi e costumisti, come Mario Pompei, Emanuele Luzzati, Toti Scialoja, Giulio Coltellacci, Franco Laurenti, Veniero Colasanti. Molto vasto fu il suo repertorio di autori moderni, da T. S. Eliot di cui mise in scena la prima versione italiana di Assassinio nella cattedrale nel 1940, a Eugene O'Neill (Il lutto si addice ad Elettra, 1941; Anna Christie, 1946), a Luigi Pirandello (Sei personaggi in cerca d'autore e Vestire gli ignudi, 1946), a Henrik Ibsen (Rosmersholm, 1947), a Henry de Montherlant (La regina morta, 1958), a Diego Fabbri (Inquisizione, 1950). Numerose furono anche le sue rivisitazioni di classici come La Venexiana (1940), Il Parlamento di Ruzante (1940), Macbeth di Shakespeare (1945), L'alcalde di Zalamea di Calderón de la Barca (1958). Fu anche traduttore in italiano di importanti autori teatrali della tradizione europea (Molière, Tirso de Molina, Lope de Vega), e indiana (Kālidāsa). Negli anni cinquanta curò imponenti messe in scena all'aperto di classici del teatro greco (Le nuvole di Aristofane, 1955; Elettra di Sofocle, 1956) e latino, soprattutto delle commedie di Plauto (Anfitrione, Pseudolo, Casina, Menecmi). Importanti anche le sue regie liriche, come La Traviata di Verdi del 1959, al Teatro Massimo di Palermo, con il soprano Anna Moffo e con le coreografie di Aurel Milloss. Per il cinema, Pacuvio lavorò alle sceneggiature di L'ultimo sogno di Marcello Albani (1944) e curò i dialoghi di Ho sognato il paradiso di Giorgio Pàstina (1949).